Toufic lo ricordiamo così

L’otto ottobre del 2020 ci ha lasciato, dopo lunga malattia, un collega ed amico, Toufic El Asmar, che per dieci anni ha lavorato all’IBIMET occupandosi di agrometeorologia in Italia ed in Africa.
Lo vogliamo ricordare con delle note personali di chi lo ha direttamente conosciuto

“Arrivò da me neolaureato, chiedendo se c’era qualcosa di bello da fare. Lo ingaggiammo subito e lui passò una primavera-estate a Rapolano Terme a coltivare patate transgeniche per un progetto Europeo. La sera mi raccontava della Beirut della sua giovinezza devastata dal conflitto fra cristiani, maroniti e musulmani; e di quando la mattina lui e suo fratello gemello per andare a scuola venivano messi su un’auto piena di armi che dovevano servire a difenderli. Attraversavano zone pericolose ma, da ragazzi, non percepivano nemmeno bene il pericolo. Stavo a sentire in silenzio quei racconti narrati con quel suo accento misto fra arabo, francese e fiorentino. Adieu Toufic !!”

Franco

“Lo incontravo sul treno per Roma, lui andava alla FAO, io al CNR. Conosceva tutti, non solo i passeggeri abituali ma anche i ferrovieri e l’uomo delle pulizie, un senegalese con cui discuteva di Africa. Mi disse che una volta, in Senegal, c’erano andati insieme. Con me parlava spesso di Medio Oriente, con una competenza che solo il suo doppio punto di vista europeo e arabo rendeva possibile. Mi mancano, quei viaggi insieme.”

Antonio

“… I ricordi sono tanti. Difficile sceglierne uno perché Toufi, come lo chiamavano noi, era tante cose; un misto di dolcezza e rabbia profonda come la sua storia. Ne abbiamo fatte assieme a Firenze e in Niger, ma ecco si… le partite notturne a biliardo in quello squallido localetto di Niamey chiamato “La Cloche”, con tutti i sui amici libanesi che provavano ad insegnarmi l’arabo, quelle non le dimenticherò mai. Imparai solo una parola “habibi” un termine arabo che significa “amato” e di certo Toufi resterai per sempre lì… amato in tutti i nostri cuori.”

Federica

“Vorrei ricordare quando con lui stavo sviluppando il SISP 2.0. Toufic  lo chiamava ironicamente “CISP”. Fianco a fianco mentre mi trasmetteva i primi rudimenti di geodesia e provava a farmi capire quanto fosse semplice la lingua araba…mentre io, zuccone che non sono altro, facevo fatica a capire il significato di “mis à jour”.. Sempre sorridente, con la battuta arguta pronta, aperto a condividere. “

Leandro

“Un fiume, grande, lento, fra dune di sabbia e palme dum. Una piroga, legno vecchio, acqua sul fondo. Tre uomini ed un cane arancione sopra la piroga che remano a favore di corrente poco distante dalla riva. L’occhio attento sul pelo dell’acqua. Il naso del cane freme quando emerge la coppia di orecchie grasse e pelose, le labbra si increspano quando escono le froge del naso, abbaia rabbiosamente quando a pochi metri emerge l’enorme testa del cavallo d’acqua. Ed i rematori, Toufi, Michele ed io, ancora una volta remiamo a perdifiato verso la riva. E’ già la terza o quarta volta che scendendo da Boubon a Niamey gli ippopotami ci fanno una sorpresa non gradita. Alla fine, mentre l’ippopotamo si reimmerge lentamente, posiamo sulla riva erbosa le provviste e facciamo merenda tra battute e risate, leggeri, divertiti, amici, legati da una nuova piccola avventura. Con Toufic era cosi, vivere intensamente ma leggermente, con un sorriso sulle labbra ed il sole in fronte. Ciao Supertoufi”

Vieri